Il Grumolo foto n.12 di Ludovica Barone Photographer
LA STORIA

Come nasce il Grumolo?

Io sono Lavinia e Il Grumolo è la casa in cui sono nata, adesso anche la mia azienda agricola.

Ho sempre amato la natura, fin da quando ero piccola Il Grumolo esercitava su di me una forza attrattiva enorme sicuramente legata all’unicità della sua posizione e alla bellezza del suo contesto. Crescendo ho studiato arte e questo ha sicuramente contribuito ad accrescere l’affetto che provavo per un luogo in cui arte e natura dialogano da secoli. Anche se adesso ho cambiato i miei progetti di vita sono molto grata all’arte, alle strade che mi ha portato a percorrere, e l’agricoltura è sicuramente un esempio di quello a cui sono approdata attraverso lo studio dell’arte. 

La mia tesi magistrale era sull’arte contemporanea indiana e su come questa abbia aiutato a sensibilizzare in merito ai cambiamenti climatici. Approfondire questa tematica mi ha portato a prendere a cuore la causa ambientale e soprattutto ha reso il mio desiderio di fare qualcosa di concreto per cambiare le cose una vera e propria necessità. Ormai quando le persone mi chiedono cosa faccio, scherzando ma nemmeno troppo, rispondo che “cerco di salvare il mondo”, non perché io sia una mitomane ma perché sono convinta che il primo passo per migliorare il nostro terribile rapporto con la natura sia rendersi conto che ognuno ha il potere di farlo e questa è una responsabilità di ogni individuo: se può, deve. L’ambiente ha bisogno dell’impegno di tutti, anche le scelte più silenziose, quelle che di solito passano inosservate nel nostro quotidiano, hanno significato e io vorrei lavorare per guidare queste scelte verso la formazione di una forte coscienza ambientale.


Qui nasce Il Grumolo e con esso il mio desiderio di renderlo un luogo in cui la gente viene per imparare, per incontrare prospettive diverse, vite e modi di vivere più sostenibili: e quando parlo di sostenibilità parlo di ambiente, di diritti, di sociale, di cultura e educazione. 
L’idea è quella di proporre prodotti di qualità, di fare laboratori didattici, degustazioni, lezioni, di coinvolgere persone che provengono da realtà complesse al fine di una reintegrazione sociale.
Il mio obiettivo è quello di trasformare le azioni di tutti i giorni in qualcosa di positivo e di significativo, dare il potere alla nostra quotidianità di avere un peso nella creazione di un futuro migliore.


Come dice Calvino nell’ultima pagina de “Le città invisibili”:

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

Le città invisibili - Italo Calvino